“Non lascerò che la mia sordità mi limiti in nessun senso”.

Due giovani donne trovano espressione di chi sono.

Una comune passione per le arti creative, ma un diverso approccio alla propria ipoacusia.

“Adoro tutto ciò che abbia a che fare con le arti creative!” dice la diciannovenne Tallula Bourne, che vive vicino a Byron Bay sulla costa nord del Nuovo Galles del Sud. “Mi piace poter spostare i miei confini, scoprendo che miglioro costantemente e divento più forte con ogni cosa che riesco a fare”.

Tallula Bourne, monolaterale dai 13 anni, usa Nucleus 6

Dalle scuole superiori Tallula segue lezioni di teatro, danza, musica, e fotografia. È stata selezionata tra circa 4.000 studenti di scuole regionali per una borsa di studio presso una prestigiosa compagnia di teatro shakespeariano e si è esibita in diversi festival di cabaret e musicali locali come artista solista.

Ora, come membro dello Sprung Integrated Dance Theatre, un’organizzazione no-profit che offre workshop di danza e teatro per persone con disabilità, l’attività preferita di Tallula nelle vacanze è il ballo di strada ai mercati locali.

Per il suo principale progetto di fotografia Tallula ha prodotto un corto dal titolo “Silence and Sound”, che racconta del suo percorso di ipoacusia e degli anni della scuola, fino alle performance di danza di strada di oggi.

“Volevo insegnare come interagire con me [in qualità di persona sorda] e anche istruire la comunità”, dice.

Anche se a volte la sua ipoacusia l’ha fatta sentire isolata, l’esperienza a scuola ha consentito a Tallula di sviluppare un approccio e una prospettiva positivi.

Al contrario, Nese Sirikis (nella foto sopra l’articolo) ha trovato gli anni della scuola nei quartieri periferici della zona a ovest di Sydney particolarmente difficili. Il bullismo dei coetanei ha minato la sua fiducia in se stessa e, crescendo, gli attacchi continui l’hanno resa molto infelice e ansiosa.

“Le ragazze mi prendevano di mira perché ero diversa. Mi sentivo davvero esclusa e sola”, afferma l’adolescente, che ha ricevuto il primo impianto a due anni e il secondo a cinque.

Nese ha usato il suo talento artistico anche per raccontare la sua storia, diventando un’appassionata studente di arte negli anni delle scuole superiori.

“Ho fatto tre opere su Cochlear per trasmettere ai miei compagni di classe la mia esperienza con gli impianti cocleari e far capire cosa significa essere sordi” dice Nese. Ispirata dall’espressionista astratto americano Jackson Pollock, ha deciso di usare l’arte per condividere il bello e il brutto della sua odissea di ipoacusia.

Un sorprendente trittico descrive i suoni che lei sente. Il primo pannello, intitolato Esplosione, mostra i suoni lievi e forti di quando indossa entrambi i processori. Per rappresentare i suoni ha usato uno schema cromatico di rosso, giallo e bianco.

Il pannello centrale, intitolato Via di mezzo, è colorato da una parte e bianco e nero dall’altra, che è il silenzio del lato senza processore, quando ne indossa uno solo.

L’ultimo pannello monotonale, intitolato Silenzio, rappresenta un mondo senza suoni, usando lo schema cromatico di nero, blu e grigio.

Un secondo dipinto, un autoritratto, è particolarmente toccante. Nese ha dipinto se stessa di profilo, che indossa il suo primo processore sonoro Cochlear™ Nucleus® 6, su uno sfondo di marmo che rappresenta la depressione. Una linea gialla di battito cardiaco rappresenta la sua ansia.

“Quello era il mio modo di rappresentare la mia esperienza del bullismo”, spiega Nese.

Usando la scultura, Nese ha anche meticolosamente ricostruito tutti i suoi processori cocleari, dall’originale Nucleus 24 agli attuali processori sonori Kanso®, che ha dallo scorso anno.

L’esposizione delle esperienze emozionali attraverso le sue opere ha aumentato la fiducia di Nese in se stessa e l’accettazione di se : “Mi rende una persona unica, invece che una ragazza ordinaria”.

Allo stesso modo, nel suo cortometraggio, Tallula dice “Io vivo nel silenzio e nel suono, e la mia vita è molto più ricca e piena per questo”.

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